"La psicopatologia della vita quotidiana"

Gli effetti percettivi del cinematografo possono essere descritti come una sorta di estensione o di "approfondimento" delle nostre facoltà sensoriali (come anche Benjamin aveva osservato), poichè esso rivela alcuni elementi nuovi prima sconosciuti per l'occhio. In effetti col primo piano si dilata lo spazio, con la ripresa al rallentatore si dilata il movimento. L'ingrandimento non costituisce però solo una chiarificazione di ciò che si vede, ma porta anche in luce formazioni strutturali della materia completamente nuove, così come il rallentatore non fa apparire soltanto motivi del movimento già noti, ma ne fa scoprire anche di completamente ignoti.

Attraverso lo "sguardo ottico" la percezione ordinaria dell'uomo viene radicalmente modificata: l'innesto delle tecnologie sulla sensorialità umana trasforma le categorie dello spazio e del tempo, conducendo ad una vera e propria rivelazione di nuovi mondi, prima inaccessibili alla vista umana, aprendo nuove sfere di possibilità della visione che vanno oltre i limiti della percezione naturale: l'invisibile viene sollevato a dimensioni percepibili; l'infinitamente piccolo e l'estremamente lontano, le cose appartenenti ad un tempo che non è più, quelle situate in luoghi distanti fra loro o quelle separate dalla scansione temporale si rendono visibili a causa della presenza della macchina da presa. Dell'inconscio ottico sappiamo qualche cosa soltanto grazie alla cinepresa, come dell'inconscio istintivo grazie alla psicoanalisi.

In effetti soprattutto nel libro "Psicopatologia della vita quotidiana", che fece conoscere il pensiero di Sigmund Freud ad una più ampia cerchia di lettori, a causa dell'interesse per le tematiche legate alla vita quotidiana di ogni individuo, egli prende in considerazione un fascio di fenomeni mai presi in considerazione prima, come lapsus, sbadataggini, errori di stampa, rottura di oggetti, motti di spirito e amnesie.

In questa ricerca Freud sostiene che gli errori del comportamento, in particolare del linguaggio, dall'apparenza banale e insignificante non sono mai realmente accidentali e privi di senso, ma rappresentano manifestazioni sintomatiche dell'inconscio sostanzialmente analoghe a quelle dei sogni. In effetti qualche anno prima Freud aveva mostrato l'azione dei contenuti rimossi nel libro "Interpretazione dei sogni", nel quale spiegava come il sogno sia uno dei sintomi attraverso cui si manifesta l'inconscio e consista nell'appagamento di un desiderio che molto spesso è in opposizione con i valori:                                                                                                                                          

"Il meccanismo degli atti mancati e casuali, come abbiamo imparato a conoscerli attraverso l'applicazione dell'analisi, nei punti essenziale presenta una una forte analogia con il meccanismo della formazione del sogno... Le incongruenze, assurdità o errori del contenuto onirico, per le quali il sogno ben difficilmente viene riconosciuto come prodotto di una funzione psichica, sorgono allo stesso modo dei comuni errori della nostra vita quotidiana... Da questa coincidenza va ricavata un'importante conclusione: il particolare modo di funzionare, di cui riconosciamo il prodotto più appariscente nel contenuto del sogno, non va ricondotto allo stato di sonno della vita psichica, dal momento che constatiamo abbondanti testimonianze della sua presenza anche durante lo stato di veglia"

Il ricordare, lo sbagliare, il dimenticarsi, sono prodotti dell'interferenza dell'inconscio sulle intenzioni consce e possono guidare, al di là della loro apparenza falsamente innocente e casuale, alla scoperta di ciò che la coscienza, quando è pienamente vigile, tende a rimuovere. Essi trovano la loro spiegazione in pulsioni respinte, in  desideri rimossi dell'inconscio, ma non cancellati. Nel libro, Freud mette in luce i complessi itinerari attraverso cui qualcosa di rimosso si fa strada, attraverso spostamenti spesso complicati, manifestandosi nelle dimenticanze, nei lapsus, nelle sbadataggini:                                                                                                                                                          

"Il nome che avevo tentato inutilmente di ricordare era quello del maestro che aveva dipinto nel Duomo di Orvieto i grandiosi affreschi sulla "fine del mondo". Invece del nome che cercavo - Signorelli - mi venivano in mente altri due nomi di pittori - Botticelli e Boltraffio - che subito e decisamente ritenni da respingere come sbagliati... La causa della dimenticanza del nome Signorelli non va ricercata nè in una particolarità di questo stesso nome, nè in un carattere psicologico del contesto cui era connesso.... Tale dimentcanza non si spiega se non ricordando il tema immediatamente precedente di quella conversazione, e si dà a riconoscere come disturbo del nuovo tema emergente da parte di quello precedente... Avevo parlato delle usanze dei Turchi che vivono in Bosnia e in Erzegovina... In queste frasi si cominciano a trovare le parole e i nomi: Bosnia, Erzegovina, Signore, che si possono inserire in una linea di associazioni tra Signorelli-Botticelli-Boltraffio... La serie di riflessioni sui costumi dei Turchi in Bosnia disturbarono un pensiero successivo...un anedotto sull'importanza che i Turchi davano al godimento sessuale...ma fecero ancora di più: distolsero la mia attenzione anche dal seguito di pensieri che in me si sarebbero potuti collegare con il tema "morte e sessualità", poichè ero ancora sotto l'effetto di una notizia ricevuta poche settimane prima...durante un soggiorno a Trafoi... Un mio paziente aveva posto fine alla sua vita per un disturbo sessuale irrimediabile... La corrispondenza Trafoi-Boltraffio mi fa supporre che, nonostante ne avessi volutamente distolta l'attenzione, tale reminiscenza avesse ripreso vigore in me"

Ciò che più importa rilevare è il fatto, come dice lo stesso Freud, che "io dimenticai una cosa contro volontà, mentre volevo dimenticare un'altra cosa intenzionalmente".Egli voleva dimenticare il suicidio di un suo paziente, ma la complicata catena delle associazioni testimonia che tale pensiero, sia pur rimosso, era presente ed agiva nella psiche.  

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