MODIFICAZIONI CHE LA TECNICA CINEMATOGRAFICA HA INTRODOTTO NEL SISTEMA DELLE ARTI TRADIZIONALI

In Europa, già a partire dagli anni Dieci e con maggiore intensità negli anni Venti, è possibile evidenziare la             complessa interazione tra il cinema e le avanguardie artistico-letterarie e le grandi novità che questo nuovo               mezzo porta nell'ambito dei linguaggi tradizionali.

Il cinema, nei suoi vari aspetti di dispositivo tecnico-scientifico, di industria culturale, di nuovo strumento di             comunicazione costituisce un fenomeno profondamente innovatore che s'inserisce nella più ampia rivoluzione tecnologica, a cui si assiste alla fine dell'800, che ha comportato radicali mutamenti nel sistema delle arti, i più importanti dei quali sono stati descritti da Walter Benjamin nel suo saggio "L'opera d'arte nell'epoca della sua riproducibilità tecnica".

La data d'inizio della "rivoluzione cinematografica" può comunque essere indicata nell'anno 1895, quando i fratelli Lumière giungono al risultato di riprodurre meccanicamente la realtà, attraverso l'invenzione del cinematografo.

Il cinematografo Lumière costituisce il coronamento di parecchi decenni di ricerche nelle quali s'intrecciano due diverse esigenze: da una parte quella di restituire l'evento attraverso l'illusoria partecipazione a esso e quindi fare leva sulle possibilità simulatorie e artistiche, che la tecnica offre; dall'altra quella di arrivare all'oggettivazione di un evento nella sua durata e quindi passare attraverso procedimenti di analisi, scomposizione, "distruzione" della tradizionale cronologia e della continuità percettiva.

Si può, in effetti, considerare il cinema come un'arte del tempo, poichè in esso si ha, oltre ad un'articolazione spaziale, soprattutto un calco della dimensione temporale, cioè della "durata" dell'evento. Da questo aspetto, il filosofo francese Henri Bergson prende spunto per elaborare la sua teoria sul "flusso del tempo" e, in particolare, sul funzionamento dell'intelligenza; in effetti nel suo libro "L'evoluzione creatrice", del 1911, egli associa i progressi mentali con il meccanismo cinematografico.

Lo sconvolgimento della cronologia, che è l'aspetto più sottile della tecnica del montaggio, è esaltato e utilizzato ampiamente anche dal romanzo novecentesco: si può affermare che i mezzi d'espressione del cinema hanno influenzato incisivamente la scrittura narrativa.  In effetti diversi autori utilizzano vari espedienti per indicare il "flusso di pensiero", trasferendo la tecnica cinematografica sulla pagina stampata, poichè la presentazione delle idee avviene come una serie di inquadrature o situazioni risolte in immagini.

Gli uomini sembrano trovare nel flusso di pensiero o cinema interiore, un nuovo accesso al mondo della spontaneità, dei sogni e delle esperienze personali irripetibili. In effetti il cinema svela alcuni aspetti del reale che altrimenti non sarebbero rappresentabili, poichè porta ad un approfondimento dell'appercezione su tutto l'arco della sensibilità ottica. Ad esempio, se solitamente ci si rende conto dell'andatura della gente, certamente non si sa nulla sul suo comportamento nel frammento di secondo in cui affretta il passo; solo la macchina da presa col suo imgrandire e ridurre, interrompere e ampliare può sottolinearlo. E' lo stesso procedimento che Sigmund Freud ha messo in evidenza nell'opera "Psicopatologia della vita quotidiana", la quale ha isolato e reso analizzabili cose che in precedenza fluivano inavvertitamente nell'ampia corrente del percepito.

Il cinema quindi, attraverso i movimenti della macchina da presa, da un lato aumenta la comprensione dei diversi elementi che governano la nostra esistenza, dall'altro ci garantisce un margine di libertà enorme poichè ne porta in luce aspetti completamente nuovi.

Per queste sue caratteristiche "rivoluzionarie" il cinema è guardato con grande interesse da tutte le avanguardie storiche, le quali esaltano la nuova tecnica e, più o meno inconsciamente, ne subiscono gli influssi. I  futuristi, ad esempio, ne traggono indicazioni per la radicale messa in discussione dei valori estetici tradizionali, mentre i dadaisti  per il "lavoro distruttivo" nei confronti dell'odiata cultura borghese. Nel caso dei surrealisti il cinema diventa  invece un punto di riferimento e un campo di sperimentazione per l'elaborazione di una nuova estetica e per l'attribuzione di nuove funzioni al linguaggio artistico.

                                                                                                                         

                                                                                                                         Valentina Rossi

BIBLIOGRAFIA