IL ROMANZO NOVECENTESCO

Il Romanzo del primo Novecento risulta un genere decisamente nuovo, caratterizzato dalla sperimentazione di moduli espressivi atti a rendere le inquietudini e la sensibilità di un uomo travolto da una crisi totale e privato dalla possibilità sia di essere che di conoscere oggettivamente la realtà. Questo romanzo in cui eroi sono personaggi disorientati e scissi, costituisce il risultato di un lungo processo di trasformazione del modello ottocentesco, infatti la narrativa aveva puntato sulla raffigurazione di psicologie complesse e fuggenti, privilegiando una prospettiva soggettivistica.

Nel Novecento letterario, l'attenzione dello scrittore si sposta dall'esterno all'interno. Al centro della narrazione non vi è più il rapporto tra il personaggio e l'ambiente, ma lo scavo interiore che mette a nudo tutte le sfaccettature del sentimento. Inoltre, l'artista cerca di ricostruire il mistero (che nell'800 si era completamente perso) attraverso il linguaggio, che si rende espressione delle misteriose irradiazioni degli oggetti, ed è vissuto come dramma, come coscienza della disntegrazione di sè.

La nascita del romanzo moderno va ricondotta ad una serie di importanti trasformazioni che all'inizio del secolo hanno investito l'economia, la società, il pensiero scientifico e filosofico e, fra queste, un posto particolare può essere riservato all'avvento del cinema, nel quale l'uomo moderno (e in particolare l'intellettuale) trova un nuovo mezzo per esprimere se stesso in maniera spontanea e per descrivere i suoi sogni e le sue esperienze personali. Il cinematografo è anche il modo per sottolineare la nuova concezione del tempo, formulata da Henri Bergson, poichè gli istanti non si susseguono tutti uno uguale all'altro, ma si dilatano o si restringono a seconda della volontà del soggetto. Inoltre attraverso la macchina da presa è possibile percepire le diversità dei punti di vista che, a mano a mano, si possono assumere comunicando così una visione del mondo (e anche delle stesse persone) che non è più lineare, ordinata e uguale per tutti.

In effetti, contemporaneamente gli sviluppi della scienza mettono in crisi l'immagine tradizionale di un mondo in cui i fenomeni possano essere spiegati secondo un preciso ed univoco rapporto di causa ed effetto. Su un altro versante gli studi della psicoanalisi portano alla scoperta dell'inconscio ovvero di quella parte dell'Io che si colloca al di sotto del piano della coscienza e che influenza in modo decisivo il suo comportamento.

Il romanzo novecentesco si sviluppa principalmente attorno ad alcuni nuovi motivi, come ad esempio, l'epopea della memoria in Marcel Proust, il magma primario dell'esperienza colto attraverso il linguaggio in James Joyce e l'indagine psicoanalitica in Italo Svevo .

Il PERSONAGGIO del romanzo novecentesco si definisce soprattutto per le sensazioni e i pensieri e non è mai uguale a se stesso, ma muta secondo il tempo, alle situazioni in cui si trova e soprattutto in  relazione alla molteplicità dei punti di vista attraverso i quali viene presentato. Compare così la figura dell'inetto (vedi Svevo), un individuo caratterizzato da una vera e propria sfasatura tra il piano della coscienza e quello dell'azione: elabora mille progetti, si propone di assumere determinati comportamenti ma non riesce a tradurre in atto nessuno dei suoi propositi.

Il TEMPO non scorre più in un'unica direzione, in quanto i fatti non vengono narrati secondo il loro ordine cronologico. Si assiste ad un continuo trapassare dal presente al passato, da un ricordo ad un altro; gli episodi non sono sempre vicini nel tempo e non hanno tutti la stessa importanza. Nasce un rapporto ambiguo tra passato e presente in cui i due piani temporali non si succedono l'uno all'altro ma coesistono in una specie di "tempo interiore". Si viene inoltre a creare una sfasatura fra tempo della storia e tempo personale, infatti sensazioni, ricordi, pensieri, in pochi attimi si accavallano nella mente del personaggio, vengono analizzati e descritti a rallentatore, con una forza analitica che arresta il flusso del tempo.

Anche lo SPAZIO (il mondo esterno, il paesaggio e l'ambiente sociale) non ha più una sua autonomia, ma esiste in funzione del personaggio che lo guarda, perciò assume una luce diversa a seconda delle angolazioni psicologiche da cui l'io narrante lo contempla.

La FOCALIZZAZIONE è prevalentemente interna. I fatti sono introdotti attraverso le percezioni e i pensieri del protagonista, grazie all'adozione della cosidetta della "restrizione di campo": il lettore è informato soltanto di ciò che ricade nell'ottica del personaggio o che accade nella sua mente. Inoltre il punto di vista del personaggio è cangiante.

Sul piano della TECNICA NARRATIVA il romanzo d'analisi è caratterizzato da profonde innovazioni che riguardano sia la struttura sia le scelte espressive, con diverse sperimentazioni a seconda degli autori, ma che generalmente cercano di esprimere il "flusso dei pensieri " dei personaggi. Alla formazione e alla disorganicità del mondo quale appare agli occhi dello scrittore corrisponde una struttura compositiva volutamente disarticolata, che si frantuma in una miriade di direzioni che rendono effettivamente difficile seguire la vicenda ed intendere ciò di cui si parla.

   

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