ITALO SVEVO

Ettore Schmitz, in arte Italo Svevo (pseudonimo nel quale Italia e Germania sembrano quasi sposate) nasce a Trieste il 19 settembre 1861 da una famiglia ebrea borghese. Il padre decide per i figli maschi un futuro come solidi ed esperti uomini d'affari. Per questo Ettore parte per il collegio tedesco di Segnitz, dove resta per cinque anni, per iniziarvi gli studi commerciali ed apprendere corretamente il tedesco. Si appassiona anche alla letteratura tedesca e agli studi letterari, leggendo con entusiasmo i classici tedeschi.

A diciassette anni lascia definitivamente la Germania e torna  a Trieste, dove viene iscritto all'Istituto Superiore di Commercio "Pasquale Revoltella", ma il giovane Svevo frequenta gli studi senza troppo entusiasmo perchè la sua aspirazione segreta è la letteratura.

L'improvviso tracollo del padre costringe Ettore a cercarsi un lavoro che trova presso la sede triestina della Banca Union di Vienna e che continuerà per diciotto anni. Nel 1880 comincia la sua produzione letteraria; scrive alcuni bozzi di commedie: alcune novelle iniziando e a collaborare all' "Indipendente", quotidiano in lingua italiana di tendenze irredentiste, con lo pseudonimo di E. Samigli.

Il primo aprile 1892 muore il padre. In quel frangente rivede dopo anni, la cugina, ormai diciottenne, Livia Veneziani, figlia del proprietario di un colorificio: tra i due giovani nasce un tenero affetto. Nello stesso anno, lo scrittore pubblica, il suo primo romanzo "Una vita", con lo pseudonimo di Italo Svevo. L'opera passa inosservata a parte una breve recensione e qualche superficiale articolo sulla stampa triestina.

Nell'ottobre 1895 muore la madre, mentre l' affettuosa amicizia con Livia Veneziani è diventata ormai un grande amore, per cui il 20 dicembre viene festeggiato il loro fidanzamento, che sarà coronato dal matrimonio celebrato con rito cattolico il 30 luglio 1896 , che segna una svolta nella vita dello scrittore. Svevo andrà ad abitare nella casa dei suoceri, continuando a mantenere i suoi impieghi.

Nel settembre 1897 nasce Letizia e due anni dopo, lasciando la Banca Union, Svevo entra a far parte come impiegato dell'azienda del suocero, migliorando la propria condizione economica.

Dopo una gestazione abbastanza lunga, nel 1898 appare a puntate sull' "Indipendente" il suo secondo romanzo, "Senilità", che nello stesso anno uscirà in volume in mille copie, sempre a spese dell'autore. La critica nazionale lo ignora, così l'autore, amareggiato, decide di smettere con la letteratura, dedicandosi attivamente alla ditta del suocero al lavoro di contabilità e di commercializzazione dei prodotti che intanto stavano cominciando ad avere un grande successo anche all'estero.

Ma lontano dalla letteratura non riesce a stare molto. Nel 1901 iniziano i suoi viaggi d'affari in Europa (Francia e Inghilterra) e due anni dopo pubblica "Un marito", la sua prima commedia di grande impegno.

A causa dei suoi viaggi, è costretto ad imparare l'inglese, e nel 1906 a Trieste conosce James Joyce, giunto a Trieste nel 1903, che in quegli anni si guadagnava da vivere dando lezioni private alla Berlitz School. Tra i due nasce una grande amicizia e una profonda stima reciproca, rafforzata anche dallo scambio di opinioni letterarie e dalla lettura reciproca dei loro manoscritti, che generano un favorevole giudizio critico sulle rispettive opere.

Nel 1915 l'Italia entra in guerra e Joyce è costretto a lasciare Trieste per Zurigo, ma i due scrittori si terrano sempre in contatto epistolare. I suoceri di Svevo si trasferiscono in Inghilterra e la fabbrica di vernici viene chiusa. Da tre anni intanto l'autore aveva iniziato "La coscienza di Zeno". Dopo avere rivisto Joyce a Parigi, Svevo lavora intensamente alla stesura definitiva del romanzo che esce il primo maggio 1923. Scarsissimi come al solito i commenti della stampa.

Nel 1924 spedisce il testo a Joyce, che gli risponde con una lettera piena di lodi, consigliandolo di mandarlo ai suoi amici letterati e ai critici francesi. L'esito è positivo. Nella primavera del '25, Svevo incontra a Parigi i suoi estimatori. Nel 1927 appare l'edizione francese de "La coscienza di Zeno" e nel 1928 Montale attesta la grandezza dell'autore in un importante articolo.

Nel 1928 inizia il suo quarto romanzo, "Il vecchione" che purtroppo resterà incompiuto: l'11 settembre lo scrittore, la cui fama ha raggiunto ormai dimensioni europee, tornando insieme alla moglie e a un nipotino si schianta con la macchina contro un albero: muore il 13 settembre a Livenza.    

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